Una fiammella mai spenta:
Madre Scolastica Cattaneo

 

Nell'animo di chi  ha conosciuto  Madre  Scolastica Cattaneo,  si  stagliano  ancora limpidi  e netti   i  suoi   tratti essenziali,  quelli   della santità che neppure la morte può cancellare.
Chi ha avuto la fortuna di accostarla, dentro e fuori del monastero, cammina tuttora sulla sua scia di luce, perché  la sua esperienza di fede convinceva e confortava la speranza di quanti la avvicinavano.
Quando da Ronco di Ghiffa (Verbania) arrivò ad Alatri, assieme ad altre quattro consorelle, mandate dalla Venerabile Serva di Dio Madre Caterina Lavizzari, perché potesse rifiorire un monastero di una lunga storia, non si attardò a seppellire il passato, ma si affrettò perché spuntasse una stagione nuova sul vestigio di un'antica grandezza, e si ravvivasse l'eco di anime vissute là nella preghiera e nel lavoro, e riemergessero vivi, tra quelle austere pareti, nomi e volti di una lunga fila di vergini consacrate.
Si riaprirono le imposte delle celle chiuse da anni, e vi rientrò il sole; vennero giovani generose che, ad un cenno di Dio, drizzarono senza rimpianti le loro vele verso nuovi orizzonti di luce, e il Coro risuonò di tante voci nuove, come il cielo sonoro di primavera.
Madre Scolastica scriveva alle sue figlie che: "la vita religiosa è il nostro esodo, il nostro pellegrinare in terra arida, irta di contraddizioni e di tentazioni, piena di lotte e di fatiche ma diviene nostro Natale e nostra Pasqua morire ogni giorno un poco in unione a Cristo", e pretendeva, in nome di Dio, la "santità autentica  in ogni occasione, non a parole o in grandi desideri, ma santità umile e nascosta", ricordando che nessuno di noi è stato mai amato per scherzo da Dio.
"Il monastero, diceva, è un luogo di gioia e di letizia, dove si canta in tutti i toni e con strumenti diversi, la melodia più soave della Volontà di Dio".
Teresina Cattaneo era nata a Seregno il 12 novembre 1891. Per entrare nel monastero di Ronco di Ghiffa fuggì da casa lasciando scritto ai suoi cari: "Non pensate che io sia impazzita; è da tempo che penso di fare quello che sto facendo. Vi saluto caramente". Le sue armi migliori saranno l'obbedienza e la preghiera. Nel monastero fu addetta a vari uffici, venne nominata dispensiera. Rimase in cucina per ben 15 anni senza far pesare ai superiori le difficoltà che incontrava. Mentre non mancò chi commentava: "Cosa  poteva saperne di fornelli e di pietanze suor Scolastica che se l'era sempre spassata tra musica, pennelli e pitture in una famiglia agiatissima, lei, la reginetta di casa?".
Nel 1927 lascia  Ronco per raggiungere Alatri, dove l'aspettava ben altro che non una povera cucina.
Alla sua morte, avvenuta il 21 maggio 1976,  giunsero testimonianze e condoglianze da tutta Italia.  Di lei fu scritto che  era stata una di quelle anime che fanno luce, che hanno riserve per la loro e l'altrui lucerna, che sanno guidare perché conoscono ogni sentiero, e non vacilla e tremola la fiammella che portano  in cuore.
Il suo corpo, come lei stessa aveva desiderato, riposa all'interno del nostro Monastero, vicino al Coro monastico e sulla sua lapide è scritto:

 

"Qui ove d'anime pulsa l'armonia che vissi
devota riluce la mia lampada ancora
e le mie ossa adorando consumo
fino al tramonto dell'ultimo sole".

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